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Sara Ingordigia- La fata dei bambini

Sono Sara Ingordigia, nata a Benevento, cittadina campana, il 6 Luglio del 1992. Sono nata lo stesso giorno e lo stesso mese di mio fratello solo che quest’ultimo è nato 4 anni prima di me, per questo siamo una sorta di gemelli astrali. La mia passione per il mio lavoro nasce da mia madre, anche lei impegnata nell’ambiente sanitario, essendo logopedista. Nel 2014 ho conseguito la laurea in terapia della neuro e psicomotrcitià dell’età evolutiva e successivamente nel 2017 mi sono specializzata in scienze riabilitative delle professioni sanitarie. Fin da piccola mi sono impegnata nel sociale partecipando anche all’associazione scoutistica di cui ho sempre un bel ricordo. Attraverso le piattaforme socia, spero di poter arrivare a quanti più genitori possibili per poterli sensibilizzare ed informare a proposito dello sviluppo dei bambini. Nel frattempo però, continuo a studiare e a formarmi per garantire le migliori prestazioni. Amo terminare le mie giornate lavorative impegnative con sessioni di allenamento che mi consentono di liberare la tensione accumulata durante il giorno. A casa, invece, mi aspetta il mio Timmy, un gattino speciale.

Quali sono le tue qualifiche e l’esperienza nel trattare bambini e adolescenti?
Sono Sara Ingordigia
Terapista della Neuro e Psicomotricità dell’età evolutiva
Manager
Sanitario. Iscritta all’ordine TSRM-PSTRP dei Professioni Sanitari. Nel 2012 ho superato i
test preselettivi per l’accesso al corso di laurea triennale in terapia della neuro e
psicomotricità dell’età evolutiva presso la Seconda Università degli studi di Napoli. Dopo
aver conseguito la laurea a pieni voti, ho effettuato i test d’ingresso per l’accesso al corso
di laurea magistrale in Scienze Riabilitative delle Professioni sanitarie. Da circa dieci anni
lavoro nel settore riabilitativo con i miei piccoli. Mi definisco come un’abile sarta che
osserva e cuce il programma di miglioramento che necessita ogni bambino.

Quali sono le principali sfide che incontri nel lavorare con bambini in terapia?

Quando prendo in carico un bambino, spiego chiaramente alla famiglia che il percorso da
effettuare deve essere condiviso da tutti. Prima di iniziare a stabilire una relazione
empatica con il bambino e prima di osservarlo per poter procedere con l’intervento, mi
rendo disponibile e presente con i genitori del piccolo così da poter ottenere la loro fiducia
senza la quale non potremmo costruire un percorso efficace. E, proprio in questi incontri, diversi sono i pareri, le credenze, i pensieri della famiglia che accompagnano la piccola/il
piccolo. E’ importante che le attività svolte all’interno del setting terapeutico, vengano
generalizzate anche nell’ambiente quotidiano.
La difficoltà riabilitativa risiede soprattutto nel momento in cui giungono in terapia bambini
piuttosto grandi. Tanto più sono piccoli, più sarà efficace l’intervento poiché c’è maggiore
plasticità neuronale e più possibilità di modificare determinati comportamenti.
Consiglierei di iniziare un percorso neuropsicomotorio non solo per riabilitare ma anche
per potenziare determinate aree dello sviluppo.

Quali approcci terapeutici preferisci utilizzare con i bambini e perché?
L’approccio terapeutico che preferisco è quello volto all’empatia. Se manca quest’ultima, sarà difficile poter attuare qualsiasi tipo di intervento. Il mio modus operandi prevede dapprima una raccolta anamnestica e successivamente un’osservazione completa del bambino. Tale osservazione può durare diverse sedute poiché non sempre è possibile cogliere alcune sfumature “caratteriali”. Mi è capitato, durante alcuni percorsi terapeutici, nella scelta degli obiettivi a medio termine da programmare, di fermarmi, in corso d’opera proprio perché il bambino in questione stava evolvendo verso uno stadio differente. Per questo motivo, è importante riconoscere e capire quando è necessario fermarsi per rimodulare le mete verso cui tendere, insieme!

Quali sono alcuni segnali di avvertimento che i genitori dovrebbero cercare se sospettano
che il loro bambino potrebbe avere bisogno di terapia?

Scrivere quali sono i campanelli d’allarme per ogni età o diagnosi è cosa assai lunga. Da qualche anno sensibilizzo i genitori sulla piattaforma di instagram e Facebook all’interno
della quale è possibile trovare alcuni segnali predittivi. E’ importante saperli riconoscere fin da quando i bambini sono lattanti per poter intervenire precocemente. Purtroppo però non
è sempre possibile individuare questi segnali fin da subito: alcune volte infatti si
manifestano anche all’età di 2 o 3 anni. Consiglio ai genitori di informarsi sempre a
proposito delle abilità motorie, cognitive, sociali e relazionali che i bambini devono saper acquisire ad ogni età. Solo in questo modo, sarà possibile prevenire ed intervenire laddove sarà necessario. A tal proposito, ho ideato una piccola guida di “Buoni Comportamenti” da
assumere con i nostri piccoli che ogni genitore può acquistare sul mio sito
www.saraingordigia.it qualora lo ritenesse opportuno. In questo modo, potremmo
prevenire alcuni “vizi relazionali” che si verificano di frequente tra madre figlio o padre figlio.

Lo spot dell’Esselunga, andato in onda in questi giorni e che vede protagonista una
bambina figlia di genitori separati, ha creato un grande dibattito. Ti capita di approcciarti con bambini che vivono una situazione uguale o simile? Com’è il loro e il tuo approccio?

Oggigiorno sono tanti i genitori separati e purtroppo, da come si evince anche nello spot
pubblicitario, a farne le spese sono proprio i piccoli. La bambina nel video tenta
ingenuamente, a modo suo, di far riconciliare i genitori con una semplice pesca. Spesso,
giungono in terapia, tanti bambini che dimostrano a modo loro la sofferenza provata non solo dalla separazione dei genitori ma anche e soprattutto dalle liti che scaturiscono tra i
due. Ogni bambino vive e manifesta in maniera differente rabbia, pianto, tristezza,
delusione. Il mio intento è volto sempre alla ricerca di un equilibrio emotivo che miri non
solo ad una consapevolezza delle proprie emozioni ma anche e soprattutto alla ricerca di
un’alfabetizzazione emotiva così da non compromettere le relazioni e la componente
sociale del piccolo o della piccola. Nel corso delle sedute può capitare che magari un
bambino o una bambina provi rabbia pur non essendo successo nulla di rilevante, magari
perché ha accumulato tensione nel corso della giornata per via delle discussioni frequenti
tra madre e padre, ed è per questo che insieme, cerchiamo di riconoscere e capire da
dove proviene questa emozione per poi successivamente trovare delle strategie
alternative attraverso le quali calmarci. Nel frattempo, ai genitori, suggerisco di risolvere
eventuali problematiche non coinvolgendo i bambini e di mostrarsi pronti all’ascolto
tralasciando eventuali forme di giudizio, dal momento che di frequente giungono in terapia
accusandosi l’uno con l’altra.


C’è una storia ed una vittoria che porti particolarmente nel cuore ?
Ce ne sarebbero troppe da raccontare. Per me vincere è ascoltare i genitori di ritorno dai
colloqui di scuola che mi riferiscono dei miglioramenti dei loro piccoli, è vedere
l’entusiasmo nei loro occhi quando mi dicono che il figlio è riuscito a tener su la testa o
ancora sapere che uscendo da casa dei nonni ha detto” ciao ciao”. Nel mio lavoro, ogni
vittoria, viene vissuta e condivisa insieme, così come ogni ostacolo. La parola d’ordine è:
insieme! In questi dieci anni lavorativi ho dimesso e salutato tante famiglie. Tra le ultime,
ricordo il piccolo F. che nel salutarmi, ha avuto la premura, di donarmi un braccialetto ( che
tutt’ora indosso) con un significato profondissimo. Riporto di seguito la frase pronunciata
dal bambino: “ tu sei la gemma preziosa ed i fili che vedi intorno rappresentano me che ti
abbraccio sempre”.


Quali risorse o attività consigli ai genitori per continuare il lavoro terapeutico a casa?
Ai genitori che seguono un percorso terapeutico neuropsicomotorio, suggerisco di seguire
i consigli della terapista o del terapista di riferimento, poiché, chi meglio di lui o lei conosce
il proprio piccolo o la propria piccola. Per chi invece desidera informarsi e restare
aggiornato consiglio sempre di affidarsi a persone competenti nel settore, iscritte ad un
albo professionale dal momento che medici e professionisti sanitari hanno l’obbligo di
formazione annuale. Ormai le piattaforme social sono carichissime di contenuti utili per poter intervenire sulla motricità fine o altre aree dello sviluppo del bambino. Sul mio profilo
Instagram ad esempio potrete trovare tanti spunti a riguardo. Non dimenticate, genitori,
che voi siete lo “Strumento” principale, l’attrattiva di gioco più esclusiva per ogni figlio. Vi
basterà effettuare anche la più semplice attività, insieme a loro, per riscuotere successo.

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