Valentina Ceruti – Aspirante Sindaco: Esperienze e Sogni

Valentina Ceruti, classe 1990, dopo anni di libera professione come avvocato, da due anni ricopre il ruolo di Legal Corporate Affairs presso un’azienda del settore industriale. È parte dell’Amministrazione comunale del suo paese, Villa d’Almè in provincia di Bergamo, da 10 anni. Durante il mandato 2014-2019, è stata Consigliera comunale delegata alla Cultura, Eventi, Museo e Notiziario Comunale, mentre nell’attuale Amministrazione è Vicesindaca delegata a Urbanistica, Edilizia Privata, Ambiente, Sport e Museo. Dal 2018, è alla guida di Anci Giovani Lombardia e dal 2021 è Vice Coordinatrice Nazionale di Anci Giovani.

Quando è nata la tua passione per la politica e come si è sviluppata nel tempo?

Fin da quando mi ricordo, sono sempre stata appassionata di politica nazionale. Mi è sempre piaciuto seguire i dibattiti sui temi più “accesi” e ascoltare le diverse opinioni di chi aveva pareri e idee diverse da raccontare. Da quando ho 18 anni, sono impegnata nel volontariato nella mia comunità: credo che sia stata questa esperienza a farmi comprendere il senso della “vera politica”, quella della cura della “cosa pubblica”, l’essere a disposizione e al servizio del bene comune. Poi, nel 2013, quasi per caso, mi sono avvicinata al circolo del mio partito di riferimento presente nel mio paese. Grazie agli eventi di formazione organizzati all’epoca, ho avuto l’opportunità di trovare un luogo di dibattito “vicino” che prestava attenzione sia alle dinamiche nazionali sia a quelle locali. Da lì, ho deciso di iscrivermi al partito e di cercare di essere “in prima linea” per raccontare le mie idee. Tra il 2018 e il 2023, questa passione mi ha portata a far parte della Segreteria provinciale del partito con delega agli Enti Locali: è stata un’esperienza veramente formativa e di confronto importante che mi ha accompagnata fino alla candidatura alla Camera dei Deputati nel 2022.

Dopo aver trascorso 10 anni nell’amministrazione, hai scelto di candidarti come sindaco. Quali sfide specifiche pensi di affrontare come donna giovane in un ruolo così importante e impegnativo?

Dopo 10 anni in amministrazione, mi sono sentita pronta a compiere questo importante passo. Sono molte le sfide da affrontare, prima fra tutte, a livello personale e professionale, la difficoltà di conciliare la vita lavorativa con quella amministrativa. Amministrare un Comune, per l’entità delle scelte da compiere e per le responsabilità che gravano sul leader dell’Amministrazione, può essere considerato un lavoro a tempo pieno, pur senza averne formalmente le caratteristiche. Un’altra delle sfide importanti che percepisco come giovane, e che sento particolarmente grazie alla missione che ci siamo dati come Anci Giovani Lombardia, è quella di cercare di comunicare alle nuove generazioni, con una voce più vicina alla loro fascia d’età, l’importanza dell’impegno civile e della cura del bene comune.

Come affronterai i pregiudizi ancora presenti nei confronti delle donne giovani durante la tua campagna elettorale?

Purtroppo, anche nel 2024, ci sono ancora molti pregiudizi verso le donne giovani, soprattutto se impegnate politicamente. Come giovani donne, ci troviamo costantemente a dover dimostrare di meritare un determinato ruolo e, molto spesso, a dover dimostrare il doppio di ciò che sarebbe necessario. Dunque, l’approccio che vorrei dare alla campagna è di raccontare, in tutta franchezza e onestà, il mio percorso, le mie esperienze e le linee programmatiche definite con la lista civica, grazie all’apporto di tutti i candidati.

Quali strategie adotterai per promuovere la parità di genere e l’empowerment delle donne nella tua città?

Innanzitutto, nella scelta delle persone da candidare, come Lista Civica abbiamo puntato alla perfetta parità di genere: si tratta infatti di 6 candidate e 6 candidati. A mio parere, con questa scelta abbiamo voluto definire un principio importante. Nelle linee programmatiche per la nostra comunità (che conta 6.500 abitanti), uno dei punti principali, basato sui dati, è implementare i servizi per l’infanzia e l’educazione affinché il carico familiare, che sappiamo ricade soprattutto sulle donne, sia maggiormente gestibile. Inoltre, crediamo che la promozione di momenti di formazione e iniziative culturali, soprattutto in occasione delle Giornate nazionali in cui l’attenzione al tema è maggiore, possa contribuire all’abbattimento degli stereotipi di genere.

Quali politiche o iniziative proporrai per sostenere le nuove generazioni nel mondo del lavoro e dell’imprenditoria?

Il binomio giovani e lavoro è uno dei temi più delicati e complessi da affrontare. Nel nostro territorio, nonostante il Comune di piccole dimensioni, intendiamo innanzitutto sviluppare il ruolo di “comunità educante” favorendo la cooperazione tra le diverse realtà. Tra le iniziative proposte ci sono: Borse di studio: Assegnare borse di studio agli studenti più meritevoli per incentivare il proseguimento degli studi e la formazione di qualità. Progetti di alternanza scuola-lavoro: Promuovere progetti di alternanza scuola-lavoro in collaborazione con gli enti formativi locali, per offrire agli studenti esperienze pratiche e avvicinarli al mondo del lavoro. Queste azioni, pur essendo di portata limitata, possono rappresentare un punto di partenza per sostenere le nuove generazioni nell’accesso al mondo del lavoro.

Perché, secondo te, ci sono sempre così pochi giovani che si avvicinano alla politica e aspirano a ruoli istituzionali?

Purtroppo, anche dal confronto in Anci Giovani, emerge che i giovani che si interessano alla politica in senso lato sono in netta diminuzione. Credo che una delle cause sia che la politica, soprattutto quella partitica, fatica a ispirare i giovani. Le dinamiche interne sono spesso ingessate su vecchie concezioni che non lasciano spazio ai giovani interessati. Inoltre, il dibattito politico è spesso eccessivamente polarizzato, impedendo un confronto serio e complesso delle varie dinamiche. Aggiungo che, per la politica locale, essere amministratore comporta molte difficoltà. Le responsabilità e i vincoli burocratici e finanziari eccessivi nel mettere in pratica le decisioni superano spesso la bellezza e le soddisfazioni del ruolo

Come pensi di bilanciare la tua vita personale con il ruolo impegnativo di leader cittadino?

Sono consapevole che, se dovessimo vincere le elezioni, la mia vita personale cambierà drasticamente. Negli ultimi anni, il mio impegno amministrativo è stato particolarmente importante, ma raggiungere un ruolo di leadership in un Comune, seppur di piccole dimensioni, mi porterà certamente a dover fare determinate scelte, anche di vita. In questo contesto, un ruolo fondamentale sarà svolto dall’organizzazione degli impegni, soprattutto tra lavoro e amministrazione.

Chi sono i tuoi modelli o mentori nel campo della politica e come pensi che influenzeranno il tuo stile di leadership?

Sono sempre stata affascinata dalla leadership femminile in generale, proprio perché mi rendo conto, e l’ho anche provato sulla mia pelle, che raggiungere ruoli di rilievo in campo politico sia una fatica non indifferente, a causa della “necessità”, legata agli stereotipi culturali, di dover essere impeccabile. Credo che queste role model possano dare la giusta risposta a quei pregiudizi che, purtroppo, sono ancora presenti nella nostra società. Ispirandomi a loro, mi piacerebbe prendere spunto dalla loro indipendenza e dalla loro forza, intesa come capacità di prendere decisioni in maniera ponderata.

Infine, come intendi essere un modello positivo e fonte di ispirazione per altre donne e giovani che aspirano a entrare in politica?

Uno dei principi che cerco di tenere sempre in mente è quello di essere senza il bisogno di sembrare; ritengo che sia indispensabile essere onesti e trasparenti nel condurre il proprio lavoro e, soprattutto, nel prendere ogni decisione, anche la più difficile. Credo che ognuno di noi possa dare il proprio contributo, seppur piccolissimo, nel posto in cui vive. Parafrasando Carofiglio, penso che gentilezza e coraggio siano fondamentali: è necessario prendersi la responsabilità delle proprie azioni e affrontare i conflitti in maniera audace e costruttiva.

Luisa Severini – Dal Cashmere di lusso alla moda per bambini

Luisa Severini, nata a Nocera Inferiore il 20 febbraio 1986, è la fondatrice e CEO di Lullabi♥️ Brand, specializzato nel settore del lusso per bambini da 0 a 36 mesi. Con un’esperienza consolidata nella crescita del fatturato tramite tecnologie avanzate e una profonda comprensione del comportamento dei consumatori e delle tendenze di mercato, ha portato il suo brand a un rapido successo sia a livello nazionale che internazionale.

Provieni da una famiglia di esperti nel settore del cashmere di lusso. Mi racconti la tua storia professionale?

La mia esperienza lavorativa nel settore tessile ha avuto inizio nel 2005 presso l’azienda di famiglia, attiva da oltre vent’anni nella produzione di capi in cachemire per grandi marchi. Specializzata nell’ambito della Façon, utilizzando macchinari industriali di ultima generazione, ho sviluppato una forte passione per i filati pregiati.

Hai deciso nel corso degli anni di specializzarti nel settore dell’abbigliamento per bambini. Qual è stata la tua ispirazione per avviare il tuo business nella moda per i più piccoli?

Nel 2014 è nata la mia prima bambina, e con lei che sono rinata, ho iniziato a vedere il mondo con occhi diversi. Tutto ruota intorno al benessere dei nostri piccoli, e dopo anni di ricerca ed esperienza, nasce Lullabi per soddisfare le esigenze delle mamme che, come me, non rinunciano allo stile ma cercano anche il giusto comfort per il neonato.

I principali valori o messaggi che desideri trasmettere attraverso i tuoi prodotti?

Il messaggio che vorrei trasmettere attraverso i miei capi è il comfort per il bambino e il supporto alle mamme, garantendo semplicità e sicurezza nel vestire il proprio bambino fin dai primi giorni di vita. Inoltre, Lullabi ,si impegna a trasmettere un forte messaggio di solidarietà sostenendo l’associazione “I Bambini delle Fate” e creando laboratori artigianali per la motricità dei bambini autistici.

Quali sfide hai affrontato nel creare e far crescere il tuo marchio nel mercato della moda per bambini?

Ho affrontato diverse sfide durante il periodo complicato per le famiglie e difficile per i negozianti. Ho iniziato nel 2022 a progettare tutto, ancora con gli strascichi del COVID che hanno cambiato un po’ la visione della vita per tutti, in ogni contesto. 

Quali strategie di marketing ritieni più efficaci nel raggiungere il tuo pubblico di genitori ?

Attraverso i canali social, è più semplice ed efficace raggiungere il target dei genitori, soprattutto tramite le mamme influencer che testano e recensiscono i prodotti, ma nonostante questo, non si dovrebbe sottovalutare l’efficacia della pubblicità classica.

Cosa distingue il tuo marchio di moda per bambini dagli altri sul mercato?

Quello che ci contraddistingue è la produzione di capi senza alcuna cucitura, ottimale per i neonati. La tessitura avviene in modo circolare, con un minor impatto ambientale innanzitutto perché dimezza i passaggi produttivi e riduce lo scarto del filato al 7%. 

Quali sono le tendenze attuali nel settore della moda per bambini e come influenzano il tuo lavoro?

La tendenza per la stagione attuale vanta una tavolozza di colori simili a quelli dell’arcobaleno, basandosi sulla semplicità ma arricchita da applicazioni artigianali.

Hai partecipato al Pitti Immagine Bimbo. Quali sono i tuoi progetti futuri?

Sì, ho partecipato a diverse edizioni di Pitti Bimbo. Saremo presenti di nuovo a giugno, una fiera internazionale molto prestigiosa, e sono orgogliosa di farne parte. Ci stiamo preparando anche per il Playtime di Parigi, stiamo allargando i nostri orizzonti all’estero

Qual è il tuo consiglio per le altre donne che desiderano intraprendere una carriera imprenditoriale nel campo della moda?

Il mio consiglio alle donne, indipendentemente dalla carriera che vogliano intraprendere, è di non smettere mai di credere nei propri sogni.

Maria Sole Barbieri – L’Arte del Fitness

Maria Sole Barbieri, classe 88, ex tennista professionista con laurea in lingue ed interpretariato, ha conseguito l’idoneità di personal trainer presso la Federazione Italiana Fitness. Ha ottenuto numerosi master in allenamento al femminile, allenamento in gravidanza e post parto. Maria Sole Barbieri è madre di tre figli: Joseph Leone, Gian Rocco e Altea Futura. Circa 5 anni fa, ha fondato Maria Sole Training, che oggi conta oltre 10.000 utenti attivi ogni mese, diventando uno dei programmi di allenamento al femminile più seguiti in Italia. È anche una grande amante della moda, del lifestyle, del cibo e del buon vino.

Ciao Maria Sole, quando e come è nata la tua passione per il fitness?

Ho un passato da tennista professionista, quindi lo sport fa parte della mia vita fin da giovane. Per 10 anni mi sono allenata oltre 6 ore al giorno, sacrificando la mia adolescenza sui campi da tennis. Vedendo i giovani di oggi, sono felice di aver trascorso quegli anni sui campi in terra rossa. È stata una vita dura ma formativa. Dopo l’esperienza tennistica, ho sentito la necessità di rimanere nell’ambiente, dedicandomi all’allenamento per migliorare l’estetica del corpo, non più focalizzato sulla prestazione fisica.

Quali sono gli errori principali che le persone commettono nel perseguire la forma fisica perfetta?

Il fai da te è uno degli errori principali. Con l’abbondanza di stimoli, specialmente sui social, molte persone si allenano autonomamente seguendo reel su Instagram o dirette. Questo porta a accumulare quantità ma poco in termini di qualità. Come dico sempre alle mie iscritte, non basta fare qualcosa ogni giorno o sudare. Il corpo migliora solo quando è sottoposto agli stimoli giusti. Un percorso personalizzato, adattato alle caratteristiche fisiche e all’esperienza di ciascun individuo, è essenziale per evitare sprechi di sforzi e seguire la strada corretta. 

Allenarsi in gravidanza è un argomento controverso. Qual è la tua opinione al riguardo?

Allenarsi in gravidanza è un argomento controverso. La mia opinione è che durante la gravidanza, attività leggere come camminata o esercizi in acqua sono adatte, ma è fondamentale evitare esercizi che comportano contrazioni dell’utero o aumentano il battito cardiaco.

Il tuo decalogo anti-“corna” dopo essere diventati genitori ha suscitato scalpore. Qual è il motivo, secondo te?

Sul decalogo anti-“corna” dopo essere diventati genitori, il motivo del scalpore potrebbe derivare dalla resistenza ad accettare la realtà che la nascita di un figlio non è sufficiente per mantenere inalterato il rapporto di coppia. Credo che le relazioni richiedano costanti sacrifici e impegno per prosperare nel tempo. La transizione da coppia a famiglia può essere una sfida significativa, e ignorare questa realtà potrebbe portare a divisioni irreversibili nella coppia.

In che modo i social network hanno influenzato il tuo lavoro? 

I social network sono la mia principale piattaforma professionale, dove posso esprimermi appieno. È il luogo in cui le persone mi scoprono per la prima volta e decidono di usufruire dei miei servizi. Lavorare sui social non è affatto facile; la competizione è intensa. Non basta solo creare contenuti accattivanti, ma occorre avere quel qualcosa in più che attiri nel tempo e si differenzi dagli altri, instillando fiducia nell’utente.

La crescente tendenza all’allenamento da casa tramite videochiamate con il coach o seguendo schede inviate da remoto sta diventando popolare. Tuttavia, i benefici di un allenamento a distanza possono essere paragonabili a un approccio diretto con il cliente? 

Assolutamente sì, anzi, i risultati possono essere persino superiori. Allenarsi con un personal trainer in presenza richiede una riorganizzazione della routine e comporta costi maggiori, spesso minando la costanza necessaria per ottenere risultati. Allenarsi liberamente dove e quando si desidera favorisce la costanza, permettendo all’utente di sviluppare autonomamente una migliore consapevolezza del proprio corpo. Tuttavia, in presenza di problematiche significative che richiedono un approccio specifico, l’allenamento diretto con un professionista che monitora passo dopo passo rimane essenziale e più sicuro. 

Come affronti le resistenze o le paure dei clienti verso l’allenamento o i cambiamenti nella routine quotidiana?

Ritengo che queste persone abbiano bisogno di sentire la verità senza giri di parole: o cambiano oppure rimarranno così per sempre. Non ci sono scorciatoie, né possibilità di evitare l’ostacolo. Li faccio riflettere su quanto sia faticoso gestire la routine quotidiana, e sottolineo che dedicare solo 3 ore a settimana all’allenamento è una passeggiata in confronto.

Quale importanza attribuisci all’auto-cura e al benessere mentale nei tuoi programmi?

Come sottolineo sempre, il primo beneficio dell’allenamento è di natura emotiva, non estetica. L’attività fisica intensa rilascia gli ormoni del benessere e dell’appagamento, influenzando positivamente la vita quotidiana, dalle relazioni alla gestione dell’ansia e migliorando empatia, lucidità mentale, memoria e concentrazione.

Come incoraggi i clienti a bilanciare gli obiettivi fitness con una vita soddisfacente?

Attraverso la mia comunicazione quotidiana, dimostro come sia possibile integrare l’attività fisica nella routine nonostante gli impegni e gli ostacoli; anch’io, con 3 figli, un lavoro complesso, la gestione della casa, un marito e persino un ex marito che complica le cose, capisco quanto sia difficile trovare tempo per noi stesse. È essenziale cambiare prospettiva e comprendere che l’attività fisica e una dieta equilibrata non devono essere scelte solo in situazioni di emergenza, come quando si ingrassa o ci si sente flaccide. Devono invece far parte di un progetto quotidiano per migliorare noi stesse come individui e come persone. È fondamentale capire che se ci sentiamo bene, se ci vediamo positivamente allo specchio, e se siamo cariche ed energiche, tutto intorno a noi ne beneficia, compresi i nostri famigliari.

Elettra Lazzerini – Dietro le Quinte dell’Ospitalità Alternativa.

Elettra ha 32 anni, nata e cresciuta sul mare in Toscana a San Vincenzo, circondata da natura, mare e vigneti. Ha sempre viaggiato molto; la sua base è qui, ma ogni settimana è via qualche giorno per lavoro o piacere. Ha completato il liceo classico e successivamente si è laureata in diritto d’impresa presso la facoltà di giurisprudenza a Pisa, a 23 anni, senza frequentare regolarmente poiché era uno studentessa/lavoratrice. Fin dall’epoca del liceo, nutre una passione per l’ospitalità, lavorando in un bar. Ogni risparmio lo investiva per provare gli hotel che amava. Il primo mese di stipendio al bar, anziché comprare vestiti come le sue amiche, ha preso la macchina e è andata al Santa Caterina, uno degli hotel più belli del mondo. Inizialmente non poteva permettersi di soggiornarci, ma trascorreva intere giornate ad ammirarlo. Col passare dei mesi, finalmente è riuscita a soggiornarvi. Successivamente ha sperimentato altri cento brevi soggiorni di una notte, poiché all’epoca non aveva molte possibilità. Negli anni successivi ha approfondito la sua conoscenza su ogni aspetto dell’ospitalità, dalle divise del concierge alle risposte telefoniche fino alle posate. Invitava preventivi tramite e-mail per comprendere velocità, forma e gestione. Successivamente, ha sviluppato l’idea che le case potessero offrire un’ospitalità più immersiva, con gli stessi comfort di un hotel ma più spazio e realtà. Così, nel febbraio del 2014, ha effettuato la sua prima prenotazione, segnando l’inizio di questa avventura, ormai passati 10 anni. 

Come hai iniziato a gestire strutture ricettive extra alberghiere e qual è stata la tua motivazione?

La motivazione è semplice: una passione totale per l’hotellerie fin dai tempi del liceo. Quando abbiamo avuto l’opportunità di prendere due piccoli appartamenti nel 2013, li ho trasformati in boutique hotel, anche prima che Airbnb diventasse comune.

Puoi descrivere una giornata tipica nel tuo lavoro?

Riguardo a una giornata tipica, fortunatamente non saprei rispondere. A volte lavoro dalle 07.30 alle 23.00 senza mangiare, altre volte lavoro dal mare o senza mettere la sveglia.

Quali sfide incontri nel gestire queste strutture e come affronti situazioni complesse? 

Le attuali sfide riguardano lo sviluppo di nuovi servizi e rami d’azienda. Affronto le situazioni complesse discutendone con persone di fiducia, cercando di capire il punto di vista dell’altro, che mi tranquillizza. Poi ci dormo su.

Gli aspetti più gratificanti nel fornire servizi per le vacanze agli ospiti?

Anche se non faccio più la parte operativa, far felici le persone è incredibilmente gratificante. Motiva per nuove sfide e ripaga di ogni sacrificio.

Come gestisci la soddisfazione dei clienti e le recensioni online? In che modo l’uso massiccio dei social ha influenzato il tuo lavoro?

Come gestisco la soddisfazione dei clienti? Valorizzo le recensioni online, considero il feedback prezioso. L’uso massiccio dei social ha rivoluzionato il mio approccio, portando nuove opportunità. Sono a favore delle recensioni, un modo di mettersi in gioco. Non si può piacere sempre a tutti, ma si può avvicinarsi. I social hanno cambiato il mio lavoro, portando contatti da IG e TikTok, migliorando la visibilità e la proposta di nuovi servizi.

Essendo mamma di due bambini, quali rinunce ha comportato conciliare la tua attività imprenditoriale e la presenza materna?

Conciliare l’attività imprenditoriale e la maternità comporta rinunce, ma la soddisfazione è nel perseguire obiettivi ambiziosi. Ho rinunciato alla spensieratezza, ma ora godo di più della vita.

Nel settore, noti se siano più donne o uomini ad organizzare le vacanze?

In Italia, noto che le donne dominano nell’organizzare vacanze, prendendo decisioni dettagliate. All’estero, la situazione è diversa, con ragazze meno “controllori” e ragazzi più autonomi e propensi a sorprendere.

Cosa consiglieresti a chi sta considerando di intraprendere una carriera simile nella gestione delle strutture ricettive? E che budget bisogna avere per iniziare ?

Consiglio di valutare attentamente le proprie competenze prima di intraprendere una carriera nella gestione delle strutture ricettive. È essenziale possedere doti commerciali e di gestione, soprattutto considerando la dimensione numerica delle operazioni. Per quanto riguarda il budget iniziale, dipende dalla natura dell’attività: nel caso di sviluppo immobiliare, potrebbe richiedere un accesso al credito, un socio o un budget considerevole.

Quali sono gli obiettivi che hai per il futuro per quanto riguarda la tua carriera ?

Il mio obiettivo è svolgere il mio lavoro da qualsiasi luogo nel mondo, specialmente nel campo dello sviluppo, e diventare un punto di riferimento in questo settore.

C’è un’esperienza specifica o un ricordo che ti ha particolarmente colpito nel corso degli anni ?

Vedere Villa Galatea tra le 10 proprietà sul mare in Italia più belle secondo gli utenti Airbnb (aprile 2023) è un’esperienza fantastica. Ancora oggi non so cosa dire se non un sincero grazie. 

Marialuisa Pignatiello: voglio tornare ad essere una donna libera

Marialuisa Pignatiello, napoletana, classe 1999, è una giornalista pubblicista per vocazione. Ama la verità tanto quanto la musica e crede che la scrittura sia il grido più potente.Il sogno di lei è continuare a svolgere l’attività di giornalista, concentrandosi principalmente sulla cronaca .

Ciao Marialuisa, vuoi raccontare la tua storia?

Voglio condividere la mia storia e rompere il silenzio. Da circa 5 anni sto affrontando una situazione difficile che sta avendo un impatto sempre maggiore sulla mia vita. Subisco atti persecutori, minacce, offese, calunnie e comportamenti minacciosi nei confronti della mia sicurezza da parte di un uomo, il mio vicino di casa. Oltre a infastidirmi costantemente, ha violato più volte la mia privacy, installando addirittura una telecamera abusiva e riprendendo spesso la mia immagine senza consenso. Un anno fa, mentre camminavo per strada, sono stata minacciata, insultata e offesa da lui, pronunciando frasi minacciose di fronte a molte persone. La grave affermazione è che questa persona ha dichiarato di essere stata picchiata da me per strada. Fortunatamente, c’erano testimoni, il mio amico, telecamere di videosorveglianza e la Polizia locale. I presenti si sono allontanati, supportandomi, poiché era evidente la sua recita minacciosa. Da lì, ho avuto un attacco di panico e sono stata portata in ospedale. Altre dettagli preferisco non raccontarli ora. Le provocazioni nei miei confronti non si sono mai interrotte. Questa persona mi seguiva ovunque, persino al di fuori del luogo di lavoro. In passato, durante le mie lunghe passeggiate al parco, l’ho trovata nei luoghi che frequento, sempre a bordo della sua auto mentre io camminavo a piedi. Mi sento veramente inseguita. Le offese, le provocazioni e gli atti minacciosi non accennano a fermarsi, e la mia sensazione di insicurezza persiste. Nella mia storia, purtroppo, il mancato aiuto dei Carabinieri ha avuto un impatto significativo. Durante la denuncia ad agosto, un Maresciallo mi comunicò che ciò che stavo segnalando non era rilevante, addirittura dicendo “Se tu fossi mia figlia, ti darei una sberla”. Questo ha creato un vero incubo, rendendomi non solo priva di protezione, ma anche intrappolata, e la situazione si fa sempre più pesante ogni giorno.

Quali sono stati i primi segnali che ti hanno fatto capire di essere vittima di violenza psicologica da parte dello stalker?

I primi segnali che mi hanno fatto capire di essere vittima di violenza psicologica sono stati i sintomi fisici e emotivi che hanno influenzato la mia salute. Ansia, tremori, incubi, disturbi del sonno costanti e squilibrio dell’umore evidenziavano un impatto negativo sulla mia vita. Questi segnali mi hanno spinto a intraprendere un percorso psichiatrico, soprattutto considerando la mia condizione di epilessia, che è stata ulteriormente aggravata dalla violenza psicologica che ho dovuto affrontare. Nonostante la terapia farmacologica, ho sperimentato diverse crisi e attacchi di panico. Ma non solo: la violenza psicologica influisce anche sui rapporti e sulle relazioni, poiché mi sento costantemente minacciata e vivo nella paura. In poche parole, anche quando mi abbracciano, rimango in guardia. Ho perso la serenità.

Hai cercato aiuto da qualcuno o supporto?

Ho cercato aiuto in famiglia e tra gli amici, che mi sostengono profondamente. Coloro che mi sono vicini mi tendono la mano quando mi sento in pericolo. A differenza dei Carabinieri, che hanno sempre sottovalutato il mio caso, posso affermare di aver ricevuto supporto dalla Polizia di Stato. Inoltre, il mio avvocato, la sua assistente e lo psichiatra offrono ulteriore sostegno.

In che modo queste situazioni hanno influenzato la tua vita quotidiana?

Queste situazioni hanno impattato la mia vita sia dentro che fuori casa. Nonostante viva in Italia, un Paese libero, non mi sento una donna libera. Quando esco, preferisco parlare al telefono o essere accompagnata per sentirmi più sicura. Ho rinunciato ad alcune abitudini, come camminare al parco, a causa di questa situazione. La mancanza del cellulare mi causa ansia, poiché potrei aver bisogno di chiamare qualcuno in caso di emergenza. Questa violenza psicologica ha influito anche sulla mia vita privata, con episodi in cui la provocazione si estende anche agli amici o compagni. La sensazione di non essere libera persiste. 

Ci sono situazioni o luoghi specifici in cui ti senti particolarmente insicura?

A casa e fuori casa. Per stare davvero serena, dovrei lasciare la mia città, secondo il consiglio di un medico del Pronto soccorso. Mi chiedo: “Perché dovrei farlo a causa di uno stalker? Perché non lo fa lui? Se dovessi decidere di partire, voglio che sia una mia scelta, basta”.

Quando hai pensato di coinvolgere le autorità competenti per chiedere aiuto ?

Dal primo momento, onestamente. Ma, come ho già raccontato, le forze dell’Ordine tendono a sottovalutare. Ho sentito molte parole brutte da uomini in divisa, parole che mi hanno ferita. C’è, a mio parere, una grande incoerenza.

Come credi che amici e familiari possano supportarti meglio?

Penso che il loro sostegno sia prezioso, ma a volte non è sufficiente. Ogni giorno indosso una maschera, e nonostante la mia giovane età, la fatica si fa sentire. Il peso di questa violenza sta lentamente cambiando chi sono.

Cosa ti farebbe sentire più al sicuro ora?

La presenza attiva delle Autorità, la sensibilità e la coerenza di chi dovrebbe tutelarci, una Giustizia più rapida e uno Stato che agisca prima che si verifichi una tragedia, contribuirebbero a farmi sentire più al sicuro.

Quali risorse o servizi pensi sarebbero più utili per te ora?

Un sostegno psicologico gratuito sarebbe molto utile. Perché, diciamoci la verità, oltre a influire sulla salute e sul tempo, questa situazione sta anche incidendo notevolmente sulle finanze.

Rossella Galiano- Maestra del glamour

Rossella Galiano, residente a Napoli, 30 anni, rappresenta la nuova generazione di Galiano Srl, boutique di lusso. Dopo la laurea in Economia e Business presso la Luiss di Roma e un master in Marketing del Lusso alla Marangoni di Milano, ha maturato esperienze lavorative a Parigi e New York con brand di moda come Alexander Wang e Saint Laurent. Originaria di un calzaturificio familiare trasformato in negozi di lusso, ha iniziato la carriera gestendo progetti di media, comunicazione, e buying a soli 22 anni. Attualmente, è alla guida della direzione artistica generale, con particolare focus sulla linea donna del brand di calzature di suo fratello Giuliano, noto come Giuliano Galiano, apprezzato anche tra i rapper di fama mondiale.

Come hai iniziato la tua carriera nel settore dell’abbigliamento di lusso?

Dopo la laurea in “economics and business”  alla Luiss di Roma e con un master in marketing for luxury alla Marangoni di Milano, ho accumulato esperienze lavorative tra Parigi e New York in aziende di moda come Alexander Wang e Saint Laurent. Questo per acquisire conoscenze nel settore moda e implementarle nell’azienda di famiglia, originariamente un calzaturificio di scarpe artigianali che si è trasformato in esclusivi negozi di lusso. Entrata nell’azienda a 22 anni, ho guidato il progetto di media e comunicazione, gestito il sito online e coordinato gli acquisti. Attualmente, come direttore artistico generale, guido una squadra di professionisti. Inoltre, seguo la direzione creativa della linea donna per il brand di calzature di mio fratello, Giuliano Galiano, noto tra i rapper internazionali.

Quali sono le principali sfide che incontri nel tuo lavoro?

Le sfide sono quotidiane, tra numerosi competitor nel settore e la gestione di brand molto esigenti. La gestione del personale, della clientela e dei negozi fisici e online richiede molta attenzione

Quanto pensi che il forte periodo di crisi post Covid abbia influenzato il settore dell’abbigliamento di lusso?

Durante la pandemia, abbiamo certamente attraversato una fase di crisi, ma fortunatamente il nostro negozio online ci ha permesso di resistere. Essendo un’azienda solida, siamo riusciti a superare la crisi, ma sappiamo che non è stato altrettanto facile per tutti nel settore.

Quanto pensi che i social media abbiano influenzato il settore della moda?

Attualmente, i social media svolgono un ruolo cruciale nel nostro settore, influenzando i gusti e le scelte dei clienti. Riescono a conferire un valore esclusivo a determinati prodotti, rendendoli desiderabili e difficili da ottenere, grazie anche al fenomeno dell’effetto “hype”. Gli influencer, in particolare, hanno il potere di aumentare notevolmente il desiderio per alcuni prodotti, specialmente quando la disponibilità è limitata.

Quali competenze o qualità personali ritieni siano più importanti per avere successo nel tuo settore?

Le competenze sono essenziali nel mio settore, poiché la bravura e la capacità sono fondamentali per raggiungere il successo, che, secondo il nostro motto, non è mai casuale. Le competenze richieste possono variare a seconda dell’ambito lavorativo, ma l’entusiasmo, la passione e la dedizione sono elementi chiave per rafforzarle, soprattutto nel settore della moda. 

Qual è il legame tra Napoli e le tendenze della moda?

Napoli è particolarmente attenta alle tendenze attuali, grazie a una cultura estetica ben curata che spinge il pubblico a competere per essere in anticipo sulle tendenze.

Tra le tue passioni, quale senti più tua?

Il ruolo attuale è sicuramente quello che mi appartiene e in cui mi sento capace, ma trovo grande piacere anche nella vendita al dettaglio, dove posso raccontare ai clienti ciò che c’è dietro le collezioni, avendole conosciute fin dal momento dell’acquisto.

Qual è il tuo obiettivo nel cassetto?

Direi che il sogno è qualcosa di lontano; il mio desiderio realistico è portare avanti il progetto della mia famiglia, rimanere competitivi nel mercato e migliorare costantemente il nostro brand, dando maggiore visibilità a livello globale.

Angelica De Vito, da Scampia all’Onu: lo straordinario percorso della diplomatica più giovane delle Nazioni Unite. 

Angelica De Vito, nata nel 1995 a Napoli, laureata in Giurisprudenza presso l’Università Federico II di Napoli, ha conseguito un LLM in Risoluzione delle Controversie Comparative e Internazionali presso la Queen Mary University di Londra e un Master in Relazioni Internazionali e Protezione dei Diritti Umani alla SIOI. Attualmente, riveste il ruolo di Consigliere presso la Missione Permanente del Costa Rica alle Nazioni Unite e è la beneficiaria di una prestigiosa borsa di studio Fulbright presso la Pace University di New York. A soli 27 anni, si occupa della tutela dei rifugiati climatici presso l’ONU ed è attualmente il consulente diplomatico italiano più giovane in materia climatica.

Ciao Angelica, vorresti descrivere chi sei e cosa fai?

Mi chiamo Angelica, ho 27 anni e sono un’attivista. Si, un’attivista. Passano gli anni, il lavoro diventa sempre più complesso ma resta il valore originario del voler cambiare e migliorare il territorio da cui provengo. Mi occupo dei migranti climatici, in particolare. Sono i veri invisibili, quelli che non possono essere giuridicamente protetti dalla Carta di Ginevra, nè dall’Accordo di Parigi. Manca una categoria che li riguardi, perchè toccano due problemi di pari urgenza: le nuove ondate migratorie e la crisi climatica.  Ho la fortuna di partecipare, in qualità di consulente diplomatico, ai grandi forum internazionali che vedono riuniti capi di Stato e di Governo. Alle Nazioni Unite ho potuto conoscere e crescere, grazie alle storie di chi ha vissuto in paesi geograficamente lontani dai miei, ma tutti hanno sperimentato storie personali che li hanno portati a lottare e a credere che un mondo migliore sia possibile. 

Come è stato crescere a Scampia, un quartiere di Napoli noto in passato per la criminalità, e diventare Consulente presso l’ONU di New York?


Scampia è stato il luogo dove ho capito l’importanza e il ruolo svolto dalle associazioni in territori difficili. Sono cresciuta negli anni della faida, che ha ispirato la serie tv Gomorra. Ma non solo: sono gli anni in cui si è riscoperta l’importanza di avere una famiglia che abbia ben chiaro che il mondo non è solo quello violento e ben visibile in strada, al punto da spronarmi a viaggiare e a conoscere storie diverse dalla mia. 
In realtà, il primo e importante viaggio, è iniziato grazie al mondo del volontariato, dove ho potuto conoscere migranti e persone in difficoltà, ma ancora attaccate e innamorate della vita. La voglia di comunicare con loro è stata tale da voler imparare nuove lingue e visitare i posti da loro descritti. Con una prima borsa di studio vinta all’università, mi trasferiscoin Cile, per avvicinarmi allo studio della comunità Mapuche. Da lì, lo studio del Sud America, del Centro america e dei Caraibi, soggetti alle migrazioni climatiche a causa di un maggiore impatto dell’inquinamento atmosferico e delle acque. Da qui, il sogno di un lavoro che potesse avvicinarmi ai maggiori tavoli di lavoro e di discussione dei temi citati.

Potresti parlarmi del tuo primo ruolo all’interno della Missione del Costa Rica?

Il mio primo ruolo nella Missione del Costa Rica è iniziato grazie alla vincita di una borsa di studio Fulbright. Questa opportunità mi ha permesso di studiare un secondo Master in diritto ambientale presso la Pac University di New York, la prima università degli Stati Uniti nella mia disciplina. Dopo aver superato gli esami e prima di discutere la tesi, ho svolto un periodo di formazione presso l’ONU, previo superamento di un test di ingresso specifico per la missione scelta. Durante questa fase, ho avuto l’opportunità di incontrare diplomatici e ambasciatori che mi hanno affidato responsabilità crescenti, avviando così un percorso di formazione interno che mi ha qualificato come consulente, collaborando con altri rappresentanti diplomatici, ambasciatori e agenzie dell’ONU dopo il completamento degli studi.

Nata nel 1995, hai già vissuto numerose esperienze in tutto il mondo e hai conosciuto molte personalità influenti. Le testate nazionali e internazionali hanno scritto su di te. Raggiungere il punto in cui sei ora era il tuo sogno di sempre? E quali sono i tuoi progetti futuri?

Se dovessi descrivere il mio percorso, non lo definirei lineare. Come ogni adolescente, ho iniziato l’università con le idee poco chiare: sapevo solo che ero curiosa al punto da districarmi tra lavoro e studio, sacrificando importanti ore di sonno e di vita sociale. La fortuna è stata incontrare professori che hanno creduto in me, al punto da spronarmi a perseguire uno studio che potesse avere risvolti nel sociale. Rispondendo alla domanda, il mio sogno cresce e si alimenta ogni giorno. Non c’è un punto di arrivo o un tempo definito: penso solo che già avere amici, conoscenti e studenti che si interroghino sul problema delle migrazioni climatiche sia un gran traguardo. I progetti futuri sono legati all’operatività di simili studi e anni di ricerca. Vorrei che si potesse studiare in tutte le università la crisi climatica, così come favorire l’impiego di fondi pubblici per il supporto a startup che migliorerebbero la qualità delle nostre vite.
Sempre per restare in tema, mi piacerebbe poter completare il libro che ho iniziato a scrivere qualche mese fa e magari ispirare tanti ragazzi e coetanei che vogliano dedicarsi alla materia, sempre più urgente

Hai bilanciato studio, lavoro, viaggi e vita privata senza rimpianti?

Mentirei se negassi che sacrificare la mia vita privata e sociale è stata una scelta necessaria. A volte c’è un po’ di solitudine, ma fare scelte giuste in adolescenza, con una famiglia presente, aiuta. Comprendere l’importanza dell’autostima è il primo passo per contribuire al mondo. La terapia, il prendersi cura del corpo e l’impegno costante sono stati fondamentali, ovunque io sia.

Hai diverse passioni e hobby; c’è qualcosa che ti rappresenta in modo particolare?

Da quando ho memoria, dipingo. Sono sicura di aver iniziato a disegnare prima ancora di parlare. La mia prima parola? Un colore: blu. Dipingere è il mio modo di entrare in contatto con le emozioni più profonde, e quando non posso dedicarmi all’arte, trovo rifugio a teatro, a un concerto o tra le pagine di un libro: il mio luogo sicuro

C’è un sogno che custodisci ancora nel cassetto?

Diventare madre è sempre stato il sogno per eccellenza. Un sogno che, devo dire, diventa sempre più presente visto che sono in quell’età in cui le amicizie iniziano a disertare (giustamente) le cene per andare ad accudire i propri figli. Per ora, mi accontento di essere la loro zia e li vizio più che posso. Il sogno, dal punto di vista lavorativo, sarebbe poter fondare una borsa di studio che permetta a ragazzi più meritevoli e motivati di studiare all’estero e tornare in Italia per supportare una transizione energetica necessaria al miglioramento della qualità della vita di tutti noi.

Ti piacerebbe condividere un messaggio di speranza alle nuove generazioni?

Anche se siamo circondati da notizie negative che ci fanno sentire impotenti, un mondo migliore è possibile. Trovare notizie positive potrebbe richiedere più tempo, ma superando la paura di partire senza un obiettivo preciso, perdersi può essere benefico e favorire la crescita. Innamorarsi della vita e di se stessi è un passo importante.

Teresa Gordon – La Psicoterapia alla portata di tutti

La Dott.ssa Teresa Gordon, psicoterapeuta ad Aversa e neo-presidente dell’A.N.D.O.S., ha lungamente sostenuto donne affette da cancro al seno e riveste un ruolo attivo nella comunità LGBTQ+ tramite l’associazione “Coming out parliamone”. Ha apportato un notevole contributo alla legge sullo psicologo di base, originariamente presentata da Stefano Graziano nel consiglio regionale della Campania e attualmente in fase di valutazione per diventare una legge nazionale presso la commissione Affari sociali della Camera.

Qual è la tua formazione e specializzazione in psicologia?

Da molto giovane, all’età di circa 16 anni, ho scoperto la psicologia e da allora è nata in me una profonda passione. Non sapevo come, ma mi sono promessa che sarei diventata una psicologa, nonostante le resistenze di tutti, poiché la psicologia era un argomento di cui nessuno osava parlare. Era spesso considerata come la medicina dei “pazzi”. Mia madre non credeva che ce l’avrei fatta e mi disse: “Se entro un anno non superi tutti gli esami, non ti copro le spese!” .Tuttavia, in quattro anni e una sessione, sono riuscita a laurearmi senza doverle pagare le tasse, grazie a delle borse di studio che ho ottenuto. Mia madre e mio padre erano molto fieri di me.
Nel 2001 ho conseguito la laurea e ho iniziato a seguire diverse formazioni. In seguito, dopo un corso di psicoterapia cognitivo-comportamentale, mi sono specializzata in psicoterapia sistemico-relazionale. Avevo il desiderio di entrare nelle famiglie, osservare le dinamiche relazionali e capire cosa causasse comportamenti disfunzionali.

Con quali tipi di pazienti o casi clinici hai a che fare più frequentemente nella tua pratica?

La mia passione è la curiosità, e mi sono sempre interessata al tessuto relazionale, sociale ed emotivo in cui una persona è inserita. Lavoro con le persone, e per me nessuna persona è un “caso clinico”. Non amo classificare le persone in diagnosi descrittive. Amo ascoltare, condividere un problema e cercare di interpretare ciò che un sintomo comunica. Per me, il sintomo è comunicazione. Credo fermamente che i sintomi non vanno combattuti, ma vanno ascoltati, perché sono anche un segnale che ci manda il nostro inconscio per dirci di cambiare. Bisogna imparare a coniugare il sintomo con il suo significato profondo. Ammalarsi in questi casi deve diventare lo stimolo ad abbandonare gli atteggiamenti negativi e le strade poco consone alla propria natura più profonda.

Le diagnosi dei disturbi mentali sono in costante aumento, con un incremento del 30%, soprattutto tra le categorie più fragili e i giovani. Secondo te, da cosa dipende questo fenomeno?

Per me non è un fenomeno in aumento. C’è sempre stato, la differenza è che oggi se ne parla di più grazie ai giovani, che reputo più coraggiosi e consapevoli, con maggiore conoscenza. Tuttavia, manca l’accoglienza di questo ascolto poiché le cure psicologiche sono molto costose e le famiglie non riescono a sostenere questo peso economico. È proprio da questa frustrazione emotiva che ho sempre sognato di istituire questa figura professionale: il “psicologo delle cure primarie” o “psicologo di base”. Questa frustrazione l’ho condivisa attraverso lunghe conversazioni ad Aversa, la mia città, con una persona dotata di grande sensibilità che ha saputo accogliere questa enorme sfida con amore. Parlo dell’On. Stefano Graziano.

La “legge Graziano” della Regione Campania sull’introduzione dello psicologo di base ha avuto il tuo fondamentale sostegno. Qual è l’origine di questa esigenza?

Sono stata consulente dell’On. Graziano quando era consigliere regionale della Campania e Presidente della commissione sanità . È così che è nata la legge approvata il 4 luglio 2022, in cui finalmente è stato istituito in Campania il primo servizio di psicologia di base, rendendo la Campania la prima regione italiana a legiferare su questo tema. Attualmente abbiamo 146 psicologi titolari di servizio, con 2 per ogni distretto ASL. Tuttavia, riteniamo che non sia sufficiente.

C’è la possibilità che la legge regionale diventi una legge nazionale. Cosa ti auguri a riguardo?

Sempre insieme all’Onorevole Graziano, attualmente membro del Parlamento Italiano alla Camera dei Deputati, abbiamo presentato una proposta di legge che istituisce il servizio di psicologia di base a livello nazionale. Il processo in commissione Affari sociali della Camera sulla legge sull’istituzione dello psicologo di base è appena cominciato e ha come obiettivo la creazione di una legge nazionale che consenta alle persone fragili e in difficoltà di accedere a un primo servizio di assistenza e cura psicologica. Sono stata audita mercoledì 4 ottobre 2023 dalla Commissione Politiche Sociali della Camera come esperta per il lavoro che abbiamo svolto in Campania per l’istituzione dello psicologo di base.Ora non resta che aspettare e confidare nel buon senso del Governo.

L’A.N.D.O.S. (Associazione Nazionale Donne Operate al Seno) ha una nuova presidente, la Dott.ssa Gordon. Cosa significa per te questo riconoscimento?

L’ANDOS per me è amore, è famiglia, e poter offrire l’ascolto gratuitamente mi riempie di gioia e motivazione. Sono diventata membro del comitato ANDOS di Aversa nel 2001, l’anno in cui ho conseguito la laurea, grazie alle referenze di Rosa De Rosa, una delle fondatrici del comitato aversano, a cui tengo molto. Il comitato di Aversa opera sul territorio locale dal 1990 e si dedica al benessere psico-fisico delle donne operate al seno, offrendo assistenza e supporto attraverso servizi ambulatoriali di oncologia, psicologia, senologia, ginecologia, ostetricia, gastroenterologia e nutrizione. Ho sempre dedicato il mio tempo con passione a questa ‘famiglia’. Ci occupiamo di prevenzione, credendo che sia una battaglia di civiltà che permette di ridare importanza a un settore che è stato troppo a lungo trascurato. Mi sono impegnata a prestare supporto a tutte le donne che hanno affrontato o stanno affrontando il periodo difficile legato alla malattia, sia a livello territoriale attraverso attività di sensibilizzazione nelle scuole che attraverso un significativo impegno politico e sociale, inclusa la presidenza dell’associazione ‘Coming Out, Parliamone’, a sostegno della comunità LGBTQ+. Quest’anno, il Direttivo mi ha nominata Presidente l’8 marzo 2023.

Come fa una psicologa che quotidianamente affronta i problemi dei pazienti a staccare il pensiero dal lavoro e dedicarsi alla vita privata?

Sono figlia, donna, moglie, madre, e professionista. Cerco di bilanciare queste diverse responsabilità dedicando ad ognuna di esse il tempo necessario e stabilendo chiari confini tra di loro. Questo mi aiuta a evitare che il lavoro influenzi la mia famiglia e viceversa.

Qual è il tuo sogno nel cassetto?

Il mio sogno nel cassetto è continuare a seguire il mio desiderio di vita: commettere errori, cadere, rialzarmi e ricominciare a credere di poter farcela, continuando a sognare sempre.

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Sara Ingordigia- La fata dei bambini

Sono Sara Ingordigia, nata a Benevento, cittadina campana, il 6 Luglio del 1992. Sono nata lo stesso giorno e lo stesso mese di mio fratello solo che quest’ultimo è nato 4 anni prima di me, per questo siamo una sorta di gemelli astrali. La mia passione per il mio lavoro nasce da mia madre, anche lei impegnata nell’ambiente sanitario, essendo logopedista. Nel 2014 ho conseguito la laurea in terapia della neuro e psicomotrcitià dell’età evolutiva e successivamente nel 2017 mi sono specializzata in scienze riabilitative delle professioni sanitarie. Fin da piccola mi sono impegnata nel sociale partecipando anche all’associazione scoutistica di cui ho sempre un bel ricordo. Attraverso le piattaforme socia, spero di poter arrivare a quanti più genitori possibili per poterli sensibilizzare ed informare a proposito dello sviluppo dei bambini. Nel frattempo però, continuo a studiare e a formarmi per garantire le migliori prestazioni. Amo terminare le mie giornate lavorative impegnative con sessioni di allenamento che mi consentono di liberare la tensione accumulata durante il giorno. A casa, invece, mi aspetta il mio Timmy, un gattino speciale.

Quali sono le tue qualifiche e l’esperienza nel trattare bambini e adolescenti?
Sono Sara Ingordigia
Terapista della Neuro e Psicomotricità dell’età evolutiva
Manager
Sanitario. Iscritta all’ordine TSRM-PSTRP dei Professioni Sanitari. Nel 2012 ho superato i
test preselettivi per l’accesso al corso di laurea triennale in terapia della neuro e
psicomotricità dell’età evolutiva presso la Seconda Università degli studi di Napoli. Dopo
aver conseguito la laurea a pieni voti, ho effettuato i test d’ingresso per l’accesso al corso
di laurea magistrale in Scienze Riabilitative delle Professioni sanitarie. Da circa dieci anni
lavoro nel settore riabilitativo con i miei piccoli. Mi definisco come un’abile sarta che
osserva e cuce il programma di miglioramento che necessita ogni bambino.

Quali sono le principali sfide che incontri nel lavorare con bambini in terapia?

Quando prendo in carico un bambino, spiego chiaramente alla famiglia che il percorso da
effettuare deve essere condiviso da tutti. Prima di iniziare a stabilire una relazione
empatica con il bambino e prima di osservarlo per poter procedere con l’intervento, mi
rendo disponibile e presente con i genitori del piccolo così da poter ottenere la loro fiducia
senza la quale non potremmo costruire un percorso efficace. E, proprio in questi incontri, diversi sono i pareri, le credenze, i pensieri della famiglia che accompagnano la piccola/il
piccolo. E’ importante che le attività svolte all’interno del setting terapeutico, vengano
generalizzate anche nell’ambiente quotidiano.
La difficoltà riabilitativa risiede soprattutto nel momento in cui giungono in terapia bambini
piuttosto grandi. Tanto più sono piccoli, più sarà efficace l’intervento poiché c’è maggiore
plasticità neuronale e più possibilità di modificare determinati comportamenti.
Consiglierei di iniziare un percorso neuropsicomotorio non solo per riabilitare ma anche
per potenziare determinate aree dello sviluppo.

Quali approcci terapeutici preferisci utilizzare con i bambini e perché?
L’approccio terapeutico che preferisco è quello volto all’empatia. Se manca quest’ultima, sarà difficile poter attuare qualsiasi tipo di intervento. Il mio modus operandi prevede dapprima una raccolta anamnestica e successivamente un’osservazione completa del bambino. Tale osservazione può durare diverse sedute poiché non sempre è possibile cogliere alcune sfumature “caratteriali”. Mi è capitato, durante alcuni percorsi terapeutici, nella scelta degli obiettivi a medio termine da programmare, di fermarmi, in corso d’opera proprio perché il bambino in questione stava evolvendo verso uno stadio differente. Per questo motivo, è importante riconoscere e capire quando è necessario fermarsi per rimodulare le mete verso cui tendere, insieme!

Quali sono alcuni segnali di avvertimento che i genitori dovrebbero cercare se sospettano
che il loro bambino potrebbe avere bisogno di terapia?

Scrivere quali sono i campanelli d’allarme per ogni età o diagnosi è cosa assai lunga. Da qualche anno sensibilizzo i genitori sulla piattaforma di instagram e Facebook all’interno
della quale è possibile trovare alcuni segnali predittivi. E’ importante saperli riconoscere fin da quando i bambini sono lattanti per poter intervenire precocemente. Purtroppo però non
è sempre possibile individuare questi segnali fin da subito: alcune volte infatti si
manifestano anche all’età di 2 o 3 anni. Consiglio ai genitori di informarsi sempre a
proposito delle abilità motorie, cognitive, sociali e relazionali che i bambini devono saper acquisire ad ogni età. Solo in questo modo, sarà possibile prevenire ed intervenire laddove sarà necessario. A tal proposito, ho ideato una piccola guida di “Buoni Comportamenti” da
assumere con i nostri piccoli che ogni genitore può acquistare sul mio sito
www.saraingordigia.it qualora lo ritenesse opportuno. In questo modo, potremmo
prevenire alcuni “vizi relazionali” che si verificano di frequente tra madre figlio o padre figlio.

Lo spot dell’Esselunga, andato in onda in questi giorni e che vede protagonista una
bambina figlia di genitori separati, ha creato un grande dibattito. Ti capita di approcciarti con bambini che vivono una situazione uguale o simile? Com’è il loro e il tuo approccio?

Oggigiorno sono tanti i genitori separati e purtroppo, da come si evince anche nello spot
pubblicitario, a farne le spese sono proprio i piccoli. La bambina nel video tenta
ingenuamente, a modo suo, di far riconciliare i genitori con una semplice pesca. Spesso,
giungono in terapia, tanti bambini che dimostrano a modo loro la sofferenza provata non solo dalla separazione dei genitori ma anche e soprattutto dalle liti che scaturiscono tra i
due. Ogni bambino vive e manifesta in maniera differente rabbia, pianto, tristezza,
delusione. Il mio intento è volto sempre alla ricerca di un equilibrio emotivo che miri non
solo ad una consapevolezza delle proprie emozioni ma anche e soprattutto alla ricerca di
un’alfabetizzazione emotiva così da non compromettere le relazioni e la componente
sociale del piccolo o della piccola. Nel corso delle sedute può capitare che magari un
bambino o una bambina provi rabbia pur non essendo successo nulla di rilevante, magari
perché ha accumulato tensione nel corso della giornata per via delle discussioni frequenti
tra madre e padre, ed è per questo che insieme, cerchiamo di riconoscere e capire da
dove proviene questa emozione per poi successivamente trovare delle strategie
alternative attraverso le quali calmarci. Nel frattempo, ai genitori, suggerisco di risolvere
eventuali problematiche non coinvolgendo i bambini e di mostrarsi pronti all’ascolto
tralasciando eventuali forme di giudizio, dal momento che di frequente giungono in terapia
accusandosi l’uno con l’altra.


C’è una storia ed una vittoria che porti particolarmente nel cuore ?
Ce ne sarebbero troppe da raccontare. Per me vincere è ascoltare i genitori di ritorno dai
colloqui di scuola che mi riferiscono dei miglioramenti dei loro piccoli, è vedere
l’entusiasmo nei loro occhi quando mi dicono che il figlio è riuscito a tener su la testa o
ancora sapere che uscendo da casa dei nonni ha detto” ciao ciao”. Nel mio lavoro, ogni
vittoria, viene vissuta e condivisa insieme, così come ogni ostacolo. La parola d’ordine è:
insieme! In questi dieci anni lavorativi ho dimesso e salutato tante famiglie. Tra le ultime,
ricordo il piccolo F. che nel salutarmi, ha avuto la premura, di donarmi un braccialetto ( che
tutt’ora indosso) con un significato profondissimo. Riporto di seguito la frase pronunciata
dal bambino: “ tu sei la gemma preziosa ed i fili che vedi intorno rappresentano me che ti
abbraccio sempre”.


Quali risorse o attività consigli ai genitori per continuare il lavoro terapeutico a casa?
Ai genitori che seguono un percorso terapeutico neuropsicomotorio, suggerisco di seguire
i consigli della terapista o del terapista di riferimento, poiché, chi meglio di lui o lei conosce
il proprio piccolo o la propria piccola. Per chi invece desidera informarsi e restare
aggiornato consiglio sempre di affidarsi a persone competenti nel settore, iscritte ad un
albo professionale dal momento che medici e professionisti sanitari hanno l’obbligo di
formazione annuale. Ormai le piattaforme social sono carichissime di contenuti utili per poter intervenire sulla motricità fine o altre aree dello sviluppo del bambino. Sul mio profilo
Instagram ad esempio potrete trovare tanti spunti a riguardo. Non dimenticate, genitori,
che voi siete lo “Strumento” principale, l’attrattiva di gioco più esclusiva per ogni figlio. Vi
basterà effettuare anche la più semplice attività, insieme a loro, per riscuotere successo.

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Perché L’Uguaglianza Di Genere È Fondamentale

L’uguaglianza di genere non è solo un ideale o un concetto astratto: è un diritto fondamentale dell’uomo, e la sua realizzazione ha un impatto concreto sul benessere delle società e sull’economia. Studi hanno dimostrato che l’empowerment delle donne porta a una crescita economica sostenibile, a comunità più sane e a una maggiore stabilità politica.

Ma c’è di più. Promuovere l’uguaglianza di genere significa anche lottare contro stereotipi e pregiudizi che limitano il potenziale delle persone basandosi sul loro genere. Significa garantire che ogni individuo, indipendentemente dal sesso, abbia le stesse opportunità di crescita, espressione e realizzazione.

Attraverso “Voci Femminili”, vogliamo contribuire a questa lotta, offrendo una piattaforma dove le donne possano raccontarsi, farsi ascoltare e, speriamo, ispirare il cambiamento.