
Marialuisa Pignatiello, napoletana, classe 1999, è una giornalista pubblicista per vocazione. Ama la verità tanto quanto la musica e crede che la scrittura sia il grido più potente.Il sogno di lei è continuare a svolgere l’attività di giornalista, concentrandosi principalmente sulla cronaca .
Ciao Marialuisa, vuoi raccontare la tua storia?
Voglio condividere la mia storia e rompere il silenzio. Da circa 5 anni sto affrontando una situazione difficile che sta avendo un impatto sempre maggiore sulla mia vita. Subisco atti persecutori, minacce, offese, calunnie e comportamenti minacciosi nei confronti della mia sicurezza da parte di un uomo, il mio vicino di casa. Oltre a infastidirmi costantemente, ha violato più volte la mia privacy, installando addirittura una telecamera abusiva e riprendendo spesso la mia immagine senza consenso. Un anno fa, mentre camminavo per strada, sono stata minacciata, insultata e offesa da lui, pronunciando frasi minacciose di fronte a molte persone. La grave affermazione è che questa persona ha dichiarato di essere stata picchiata da me per strada. Fortunatamente, c’erano testimoni, il mio amico, telecamere di videosorveglianza e la Polizia locale. I presenti si sono allontanati, supportandomi, poiché era evidente la sua recita minacciosa. Da lì, ho avuto un attacco di panico e sono stata portata in ospedale. Altre dettagli preferisco non raccontarli ora. Le provocazioni nei miei confronti non si sono mai interrotte. Questa persona mi seguiva ovunque, persino al di fuori del luogo di lavoro. In passato, durante le mie lunghe passeggiate al parco, l’ho trovata nei luoghi che frequento, sempre a bordo della sua auto mentre io camminavo a piedi. Mi sento veramente inseguita. Le offese, le provocazioni e gli atti minacciosi non accennano a fermarsi, e la mia sensazione di insicurezza persiste. Nella mia storia, purtroppo, il mancato aiuto dei Carabinieri ha avuto un impatto significativo. Durante la denuncia ad agosto, un Maresciallo mi comunicò che ciò che stavo segnalando non era rilevante, addirittura dicendo “Se tu fossi mia figlia, ti darei una sberla”. Questo ha creato un vero incubo, rendendomi non solo priva di protezione, ma anche intrappolata, e la situazione si fa sempre più pesante ogni giorno.
Quali sono stati i primi segnali che ti hanno fatto capire di essere vittima di violenza psicologica da parte dello stalker?
I primi segnali che mi hanno fatto capire di essere vittima di violenza psicologica sono stati i sintomi fisici e emotivi che hanno influenzato la mia salute. Ansia, tremori, incubi, disturbi del sonno costanti e squilibrio dell’umore evidenziavano un impatto negativo sulla mia vita. Questi segnali mi hanno spinto a intraprendere un percorso psichiatrico, soprattutto considerando la mia condizione di epilessia, che è stata ulteriormente aggravata dalla violenza psicologica che ho dovuto affrontare. Nonostante la terapia farmacologica, ho sperimentato diverse crisi e attacchi di panico. Ma non solo: la violenza psicologica influisce anche sui rapporti e sulle relazioni, poiché mi sento costantemente minacciata e vivo nella paura. In poche parole, anche quando mi abbracciano, rimango in guardia. Ho perso la serenità.
Hai cercato aiuto da qualcuno o supporto?
Ho cercato aiuto in famiglia e tra gli amici, che mi sostengono profondamente. Coloro che mi sono vicini mi tendono la mano quando mi sento in pericolo. A differenza dei Carabinieri, che hanno sempre sottovalutato il mio caso, posso affermare di aver ricevuto supporto dalla Polizia di Stato. Inoltre, il mio avvocato, la sua assistente e lo psichiatra offrono ulteriore sostegno.
In che modo queste situazioni hanno influenzato la tua vita quotidiana?
Queste situazioni hanno impattato la mia vita sia dentro che fuori casa. Nonostante viva in Italia, un Paese libero, non mi sento una donna libera. Quando esco, preferisco parlare al telefono o essere accompagnata per sentirmi più sicura. Ho rinunciato ad alcune abitudini, come camminare al parco, a causa di questa situazione. La mancanza del cellulare mi causa ansia, poiché potrei aver bisogno di chiamare qualcuno in caso di emergenza. Questa violenza psicologica ha influito anche sulla mia vita privata, con episodi in cui la provocazione si estende anche agli amici o compagni. La sensazione di non essere libera persiste.
Ci sono situazioni o luoghi specifici in cui ti senti particolarmente insicura?
A casa e fuori casa. Per stare davvero serena, dovrei lasciare la mia città, secondo il consiglio di un medico del Pronto soccorso. Mi chiedo: “Perché dovrei farlo a causa di uno stalker? Perché non lo fa lui? Se dovessi decidere di partire, voglio che sia una mia scelta, basta”.
Quando hai pensato di coinvolgere le autorità competenti per chiedere aiuto ?
Dal primo momento, onestamente. Ma, come ho già raccontato, le forze dell’Ordine tendono a sottovalutare. Ho sentito molte parole brutte da uomini in divisa, parole che mi hanno ferita. C’è, a mio parere, una grande incoerenza.
Come credi che amici e familiari possano supportarti meglio?
Penso che il loro sostegno sia prezioso, ma a volte non è sufficiente. Ogni giorno indosso una maschera, e nonostante la mia giovane età, la fatica si fa sentire. Il peso di questa violenza sta lentamente cambiando chi sono.
Cosa ti farebbe sentire più al sicuro ora?
La presenza attiva delle Autorità, la sensibilità e la coerenza di chi dovrebbe tutelarci, una Giustizia più rapida e uno Stato che agisca prima che si verifichi una tragedia, contribuirebbero a farmi sentire più al sicuro.
Quali risorse o servizi pensi sarebbero più utili per te ora?
Un sostegno psicologico gratuito sarebbe molto utile. Perché, diciamoci la verità, oltre a influire sulla salute e sul tempo, questa situazione sta anche incidendo notevolmente sulle finanze.
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