
Angelica De Vito, nata nel 1995 a Napoli, laureata in Giurisprudenza presso l’Università Federico II di Napoli, ha conseguito un LLM in Risoluzione delle Controversie Comparative e Internazionali presso la Queen Mary University di Londra e un Master in Relazioni Internazionali e Protezione dei Diritti Umani alla SIOI. Attualmente, riveste il ruolo di Consigliere presso la Missione Permanente del Costa Rica alle Nazioni Unite e è la beneficiaria di una prestigiosa borsa di studio Fulbright presso la Pace University di New York. A soli 27 anni, si occupa della tutela dei rifugiati climatici presso l’ONU ed è attualmente il consulente diplomatico italiano più giovane in materia climatica.
Ciao Angelica, vorresti descrivere chi sei e cosa fai?
Mi chiamo Angelica, ho 27 anni e sono un’attivista. Si, un’attivista. Passano gli anni, il lavoro diventa sempre più complesso ma resta il valore originario del voler cambiare e migliorare il territorio da cui provengo. Mi occupo dei migranti climatici, in particolare. Sono i veri invisibili, quelli che non possono essere giuridicamente protetti dalla Carta di Ginevra, nè dall’Accordo di Parigi. Manca una categoria che li riguardi, perchè toccano due problemi di pari urgenza: le nuove ondate migratorie e la crisi climatica. Ho la fortuna di partecipare, in qualità di consulente diplomatico, ai grandi forum internazionali che vedono riuniti capi di Stato e di Governo. Alle Nazioni Unite ho potuto conoscere e crescere, grazie alle storie di chi ha vissuto in paesi geograficamente lontani dai miei, ma tutti hanno sperimentato storie personali che li hanno portati a lottare e a credere che un mondo migliore sia possibile.
Come è stato crescere a Scampia, un quartiere di Napoli noto in passato per la criminalità, e diventare Consulente presso l’ONU di New York?
Scampia è stato il luogo dove ho capito l’importanza e il ruolo svolto dalle associazioni in territori difficili. Sono cresciuta negli anni della faida, che ha ispirato la serie tv Gomorra. Ma non solo: sono gli anni in cui si è riscoperta l’importanza di avere una famiglia che abbia ben chiaro che il mondo non è solo quello violento e ben visibile in strada, al punto da spronarmi a viaggiare e a conoscere storie diverse dalla mia.
In realtà, il primo e importante viaggio, è iniziato grazie al mondo del volontariato, dove ho potuto conoscere migranti e persone in difficoltà, ma ancora attaccate e innamorate della vita. La voglia di comunicare con loro è stata tale da voler imparare nuove lingue e visitare i posti da loro descritti. Con una prima borsa di studio vinta all’università, mi trasferiscoin Cile, per avvicinarmi allo studio della comunità Mapuche. Da lì, lo studio del Sud America, del Centro america e dei Caraibi, soggetti alle migrazioni climatiche a causa di un maggiore impatto dell’inquinamento atmosferico e delle acque. Da qui, il sogno di un lavoro che potesse avvicinarmi ai maggiori tavoli di lavoro e di discussione dei temi citati.
Potresti parlarmi del tuo primo ruolo all’interno della Missione del Costa Rica?
Il mio primo ruolo nella Missione del Costa Rica è iniziato grazie alla vincita di una borsa di studio Fulbright. Questa opportunità mi ha permesso di studiare un secondo Master in diritto ambientale presso la Pac University di New York, la prima università degli Stati Uniti nella mia disciplina. Dopo aver superato gli esami e prima di discutere la tesi, ho svolto un periodo di formazione presso l’ONU, previo superamento di un test di ingresso specifico per la missione scelta. Durante questa fase, ho avuto l’opportunità di incontrare diplomatici e ambasciatori che mi hanno affidato responsabilità crescenti, avviando così un percorso di formazione interno che mi ha qualificato come consulente, collaborando con altri rappresentanti diplomatici, ambasciatori e agenzie dell’ONU dopo il completamento degli studi.
Nata nel 1995, hai già vissuto numerose esperienze in tutto il mondo e hai conosciuto molte personalità influenti. Le testate nazionali e internazionali hanno scritto su di te. Raggiungere il punto in cui sei ora era il tuo sogno di sempre? E quali sono i tuoi progetti futuri?
Se dovessi descrivere il mio percorso, non lo definirei lineare. Come ogni adolescente, ho iniziato l’università con le idee poco chiare: sapevo solo che ero curiosa al punto da districarmi tra lavoro e studio, sacrificando importanti ore di sonno e di vita sociale. La fortuna è stata incontrare professori che hanno creduto in me, al punto da spronarmi a perseguire uno studio che potesse avere risvolti nel sociale. Rispondendo alla domanda, il mio sogno cresce e si alimenta ogni giorno. Non c’è un punto di arrivo o un tempo definito: penso solo che già avere amici, conoscenti e studenti che si interroghino sul problema delle migrazioni climatiche sia un gran traguardo. I progetti futuri sono legati all’operatività di simili studi e anni di ricerca. Vorrei che si potesse studiare in tutte le università la crisi climatica, così come favorire l’impiego di fondi pubblici per il supporto a startup che migliorerebbero la qualità delle nostre vite.
Sempre per restare in tema, mi piacerebbe poter completare il libro che ho iniziato a scrivere qualche mese fa e magari ispirare tanti ragazzi e coetanei che vogliano dedicarsi alla materia, sempre più urgente
Hai bilanciato studio, lavoro, viaggi e vita privata senza rimpianti?
Mentirei se negassi che sacrificare la mia vita privata e sociale è stata una scelta necessaria. A volte c’è un po’ di solitudine, ma fare scelte giuste in adolescenza, con una famiglia presente, aiuta. Comprendere l’importanza dell’autostima è il primo passo per contribuire al mondo. La terapia, il prendersi cura del corpo e l’impegno costante sono stati fondamentali, ovunque io sia.
Hai diverse passioni e hobby; c’è qualcosa che ti rappresenta in modo particolare?
Da quando ho memoria, dipingo. Sono sicura di aver iniziato a disegnare prima ancora di parlare. La mia prima parola? Un colore: blu. Dipingere è il mio modo di entrare in contatto con le emozioni più profonde, e quando non posso dedicarmi all’arte, trovo rifugio a teatro, a un concerto o tra le pagine di un libro: il mio luogo sicuro
C’è un sogno che custodisci ancora nel cassetto?
Diventare madre è sempre stato il sogno per eccellenza. Un sogno che, devo dire, diventa sempre più presente visto che sono in quell’età in cui le amicizie iniziano a disertare (giustamente) le cene per andare ad accudire i propri figli. Per ora, mi accontento di essere la loro zia e li vizio più che posso. Il sogno, dal punto di vista lavorativo, sarebbe poter fondare una borsa di studio che permetta a ragazzi più meritevoli e motivati di studiare all’estero e tornare in Italia per supportare una transizione energetica necessaria al miglioramento della qualità della vita di tutti noi.
Ti piacerebbe condividere un messaggio di speranza alle nuove generazioni?
Anche se siamo circondati da notizie negative che ci fanno sentire impotenti, un mondo migliore è possibile. Trovare notizie positive potrebbe richiedere più tempo, ma superando la paura di partire senza un obiettivo preciso, perdersi può essere benefico e favorire la crescita. Innamorarsi della vita e di se stessi è un passo importante.
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